Ho creato questo Blog per condividere con voi la mia esperienza nel difficile mondo della Sclerosi Multipla

Sono sincera con voi nel dirvi che per tutta la vita mi sono curata con l’omeopatia e che poche volte ho usato antibiotici e ho sempre preferito il rimedio naturale a quello tradizionale e che quindi quando ho saputo della malattia sono rimasta scioccata dal dover intraprendere la terapia con l’ospedale. Ci ho messo parecchio tempo prima di accettarlo. Quindi quanto leggete si rivolge a persone che come me cercano alternative o supporto alle terapie che stanno facendo.

IIn parallelo alla terapia ospedaliera sto portando avanti una sperimentazione a base di Veleno d’ape e tutti gli altri prodotti dell’alveare.

I prodotti dell’Alveare sono i seguenti e possono dare grande beneficio alla maggior parte delle persone (salvo le persone che presentano reazioni allergiche)

  • Miele: Un cucchiaio al giorno, se non si ha il diabete, prima di mangiare, sciolto in acqua tiepida (non calda perche perde gran parte delle proprietà) Serve a migliorare l’energia del corpo, pulisce il sistema digerente, stimola il sistema immunitario, cura le ferite superficiali e rilassa i muscoli.
  • Polline: 1 cucchiaio sotto la lingua o disciolto in acqua/yogurt. Migliora le funzioni del fegato, da più forza al cuore e possiede tutti gli amminoacidi utili al sistema nervoso (deve essere surgelato per mantenere le proprietà)
  • Pappa Reale: 1 flacone da 1.000 mg. Prendere un micro-cucchiaio e far assorbire sotto la lingua sempre a digiuno. La pappa reale favorisce la rigenerazione cellulare permettendo all’organismo di lottare contro le malattie Auto-immuni e garantire più vitalità
  • Propoli: 20-25 gocce per 3 volte al giorno sciolte in poca acqua. Ha proprietà immuno-modulanti, ha proprietà antivirali, antiinfiammatorie, rigeneranti, fortifica la membrana cellulare del corpo e favorisce la lotta ai radicali liberi

Ci sono poi due altri prodotti fondamentali che aiutano a supportare il in particolare l’assimilazione del veleno d’ape:

  • Vitamina C: 1 cps al giorno oppure una bevanda a base di acqua-miele-limone
  • Argilla Verde: L’argilla è un potente agente di rigenerazione fisica, gli scienziati hanno messo in rilievo il suo ruolo di catalizzatore, ossia di acceleratore dei tempi in cui avvengono le reazioni rigenerative dell’organismo. Ha proprietà antisettiche e astringenti nei confronti dei microbi, veleni e tossine e quindi il potere curativo rispetto a processi infettivi e infiammatori, nelle patologie dermatologiche, in quelle gastrointestinali e respiratorie.

01 il veleno

grazie al peptide MSD a 18 amminoacidi, la melittina, la fosfolipasi e l’attivazione del sistema ipotalamo-soprarenali e al fattore NGF (Rita Levi Montalcini) di “accrescimento del nervo”, può agire su diversi importanti fattori della malattia:

  • Contenere l’evoluzione della S.M.
  • Attenuare le modificazioni patomorfologiche della tunica mielinica
  • potenziare l’effetto di rimielinizzazione
  • influire favorevolmente sullo stato neurologico e migliorare la trasmissione nervosa per mezzo del percorso sinaptico
  • attenuare la ridurre l’attività di infiammazione autoimmune
  • migliorare il metabolismo ed il meccanismo immunitario
  • restaurare le funzioni perdute
  • curare la sindrome di fatica cronica
  • migliorare lo stato fisico, l’umore ed eliminare i disturbi
  • recuperare la sensibilità
  • migliorare la coordinazione
  • creare nuove possibilità fisiche
  • inibire la degenerazione degli assoni.

Il veleno d’ape, che è possibile estrarre dall’insetto anche senza danneggiarlo in alcun modo, è un elemento in grado di poter apportare molti benefici al nostro corpo, sia a livello di salute che a livello estetico.

Può essere estratto inserendo nell’alveare un apparecchio che rilascia scosse elettriche e che spinge le api a pungere per difendersi, in modo tale da rilasciare il veleno. Il loro pungiglione resta però ben ancorato e l’estrazione non ne provoca la morte.

Le sostanze contenute nel veleno d’ape sono tantissime. Tra queste c’è la melittina, un potente antinfiammatorio che abbassa la pressione sanguigna e rende più permeabili i tessuti. Presente anche l’apamina, che stimola il sistema nervoso, il peptide 401 e l’istamina. 

Unguenti a base di veleno d’ape vengono utilizzati in reumatologia, neurologia, settore cardiovascolare e dermatologico per lenire i dolori dell’artrosi, della sciatalgia, dell’artrite reumatoide, mal di schiena o strappi muscolari

In tempi antichi veniva utilizzato per curare le ferite e ridurre le cicatrici. Utile anche in caso di acne perchè la sua funzione infiammatoria può creare una barriera superficiale che aiuta la pelle a rigenerarsi.

Effetto anticellulite – Può essere considerato simile al botox ma meno drastico. L’azione filler riempie le rughe e contrasta l’invecchiamento della pelle perchè permette una maggiore produzione di collagene ed elastina, rassondando l’epidermide.

Il burro di karitè, idratante e lenitivo, viene spesso associato al veleno d’ape. Può essere usato anche per il resto del corpo (per rassodare) perchè stimola la circolazione del sangue ed il drenaggio dei liquidi. “

Lo sapevi che……

02 il miele

E’ un antico rimedio per curare le ferite infette. era quello di spalmarvi sopra del miele. Recentemente la scienza medica ha riscoperto questo prezioso alimento e il suo utilizzo sempre più diffuso ha dato vita a numerosi studi volti a confermare le sue proprietà antibatteriche e a documentarne l’importanza e il ruolo nel trattamento delle ferite.
Da tutti questi studi sono emersi dati interessanti. E’ stato dimostrato che il miele favorisce la guarigione e la riduzione della contaminazione batterica in pazienti con ferite aperte o infette. Il miele è stato utilizzato in interventi di fissazione degli innesti cutanei e nel trattamento delle ulcere da pressione le quali possono addirittura scomparire
.

In particolare il miele di Manuka (Leptospermum scoparium), è stato oggetto i diversi studi clinici. Grazie alla sua ampia distribuzione e alla grande quantità di nettare prodotto dai numerosi fiori, rappresenta la principale pianta dove le api mellifere preferiscono prelevare il nettare, che poi elaborano, combinano con sostanze specifiche, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare. Il miele prodotto prende il nome di miele di Manuka, ha un colore ambrato e proprietà tixotropiche, cioè in grado di diminuire la propria viscosità se sottoposto ad agitazione. Le ricerche condotte dal Prof. Peter Molan e dai ricercatori del dipartimenti di Biologia dell’Università di Waikato, in Nuova Zelanda, hanno dimostrato che il miele di Manuka presenta specifiche proprietà non apprezzabili in nessun”altra qualità di miele. Infatti, oltre alle proprietà antibatteriche comuni ad altri tipi di miele e che sono dovute quasi esclusivamente al perossido d’idrogeno, il miele di Manuka possiede ulteriori componenti antibatterici che agiscono in sinergia contro molti ceppi di microrganismi, tra cui alcuni antibiotico resistenti ( MRSA,VRE), che generalmente infettano le ferite cutanee. Questa peculiare attività è stata denominata Unique Manuka Factor (UMF) ed è indicata con un valore che indica la percentuale di fenolo in soluzione che abbia lo stesso potere battericida, pertanto un miele di Manuka con UMF 10 ha una azione battericida equivalente a una soluzione al 10% di fenolo. 

Gli studi presenti in letteratura dimostrano l’efficacia del miele di Manuka nel trattamento topico di ferite cutanee di varia eziologia al fine di promuoverne la cicatrizzazione e combatterne la contaminazione batterica. Nonostante questo, l’applicazione di miele su una ferita aperta, in quanto prodotto non sterile, è sconsigliata soprattutto per il rischio che il prodotto possa essere contaminato da diverse spore. Poiché la sterilizzazione mediante calore ha effetti negativi sull’azione antibatterica del miele, in una indagine effettuata da Molan e Allen nel 1996 è stato valutato l’effetto di sterilizzazione mediante raggi gamma (25 kGy). Lo studio dimostra che la sterilizzazione del miele mediante raggi gamma non influisce negativamente sull’attività antibatterica del miele e, allo stesso tempo, ne garantisce la sterilità e la sicurezza quando è applicato su una ferita aperta. Inoltre, per ottimizzare l’applicazione topica del miele di Manuka sulle ferite, numerose aziende di prodotti sanitari, soprattutto in Australia e in Nuova Zelanda, ma ultimamente anche in Europa, hanno brevettato alcune medicazioni compresi gel standardizzati al miele di Manuka, garze e speciali bende già impregnate con il miele.

03 Il Polline

E’ una polverina gialla, o anche marrone e violastra, che viene raccolta e immagazzinata dalle api a partire dai fiori delle piante (per questo il colore può essere diverso). Poiché le api ne producono in quantità superiore alle loro necessità, una parte di esso viene raccolto dagli apicoltori semplicemente applicando una griglia all’ingresso dell’arnia.

Il polline d’api è ricco di vitamine, minerali, proteine, lipidi e acidi grassi, enzimi, carotenoidi e bioflavonoidi il che lo rende antibatterico, antimicotico e un agente antivirale che rafforza i capillari, riduce l’infiammazione, stimola il sistema immunitario, aumenta l’energia e abbassa i livelli di colesterolo in modo naturale.

In realtà, il polline d’api contiene più proteine rispetto a qualsiasi fonte di origine animale e più aminoacidi in confronto alle uova o alla carne di manzo. Questi sono solo alcuni dei principali vantaggi del polline d’api.

Per avere un’idea di quanto sia concentrato basta considerare che un cucchiaino di polline richiede ad un ape di lavorare otto ore al giorno per un mese intero. Inoltre ogni granello di polline contiene più di due milioni di particelle di polline e un cucchiaino contiene più di 2,5 miliardi di particelle di polline.

04 Il Propoli

Le api usano questa sostanza sia per le sue proprietà biologiche (antibatteriche e antimicotiche) sia per chiudere buchi e crepe, per riparare i favi e rafforzare i loro sottili bordi, come isolante termico e per riparare l’alveare dalle correnti d’aria, per restringere i punti d’accesso al nido in modo da evitare l’ingresso di invasori e per prevenire la decomposizione dei cadaveri di invasori uccisi, mummificandoli.

Attualmente si stima che le sostanze presenti nella propoli siano più di 300. Fra di esse, le resine e i composti volatili sono i prodotti di diversi processi biologici che si realizzano in diverse parti della pianta.

Di per sé ha una consistenza solida e friabile, simile a quella della cera, ma una volta riscaldata diventa flessibile e molto appiccicosa; per questo la propoli è detta anche “colla d’api”.

Per ottenerla occorre immergere in alcol le pareti delle arnie oppure indurre le api a depositare la sostanza su fogli dai quali può essere staccata più facilmente.

Il lavaggio in alcol permette di rimuovere la cera e altre sostanze di scarto e di ottenere un balsamo di propoli (o tintura madre) ricco di sostanze organiche dalle proprietà antibatteriche, antimicotiche, antivirali, antinfiammatorie, antiossidanti, e non solo.

Infatti, le sostanze presenti nella propoli sono attive anche contro le ulcere, agiscono da immunostimolanti e regolano l’attività del sistema immunitario, agiscono come anestetici locali e spasmolitici, proteggono il fegato, esercitano un’azione antitumorale e combattono la formazione della carie.

Io mi curo così

Ho ricominciato a lavorare il 10 Settembre 2019 e da allora la mia giornata tipo è la seguente.

1- Mi alzo tutte le mattine alle 07,00, provo la pressione e segno i punti su una scheda che ho creato appositamente per avere uno storico delle punture e dello stato di salute di quel momento, in parallelo assumo un cucchiaio di polline e una palettina di pappa reale in modo tale da aiutare subito il fisico ad avere una maggio vitalità.

Tutti i giorni invio la scheda all’apiterapeuta  che ha sede a Madrid e gli comunico il mio stato di salute, i punti dove ho effettuato le punture e concordiamo i punti successivi. Ogni mese ci incontriamo su Skype per una seduta che ha un costo di 110 Euro e che dura circa 1 ora. (Vi allego una scheda tipo)

Scheda Tipo

BEETERAPY

Agopuntura e Apiterapia

Le punture vengono fatte in punti precisi lungo i meridiani e la scelta dei punti ha una forte correlazione con l’Agopuntura. Inserisco un link video che vi permetterà di capire meglio che cosa sono i meridiani e come lavorare sul vostro corpo per permettervi di iniziare a comprendere come lavorare su di essocon l’apiterapia.

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2- Subito dopo aver effettuato le punture eseguo i 5 Tibetani per attivare la circolazione e permettere al veleno di circolare meglio.

Sono ideali da praticare al mattino, specialmente se vuoi iniziare la giornata con la giusta energia, ma sono anche ottimi come esercizi di riscaldamento prima dell’attività fisica. Bastano solo venti minuti, da ritagliarsi quotidianamente e possibilmente a digiuno, per migliorare giorno dopo giorno e aumentare il numero delle ripetizioni in maniera progressiva.

per il momento ne faccio 7 per ogni esercizio ma spero di riuscire presto a salire fino ad arrivare a 21 esercizi per tipo .

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Cerco di spiegarvi brevemente gli esercizi

1) Esercizio: per il primo dei cinque tibetani dovrai stare in piedi con le gambe leggermente divaricate. Solleva le braccia all’altezza delle spalle, tenendole parallele al tappetino da Yoga sul quale ti trovi, e rivolgi i palmi verso il basso. Mantenendo questa posizione, fissa un punto fermo di fronte a te e inizia a ruotare in senso orario. I tuoi piedi dovranno essere saldamenti aderenti alla superficie del tappetino. Inizia, così, a muoverti di un quarto di cerchio alla volta, rimanendo sempre sul punto di partenza. Quante ripetizioni dovrai fare? Dipenderà solo da te. Considerato il rischio di vertigini e capogiri, ti consigliamo di fermarti non appena ne senti il bisogno. Con il Primo Tibetano avrai attivato tutti i sette chakra.

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2) Esercizio: Per questo Tibetano distenditi sulla schiena, mantenendo le braccia lungo i fianchi. Poggia le mani al pavimento, mantenendo le dita unite, e solleve la testa da terra portandola verso il petto. Solleva, così, le gambe verticalmente, tenendo i piedi a martello. Dovrai formare un angolo retto rispetto al suolo. Con questa posizione attiverai i primi 5 chakra, rafforzerai i muscoli addominali e delle gambe.

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3) Esercizio: Per il Terzo Tibetano dovrai assumere l’asana dello Yoga Ustrasana,  chiamata anche la posizione del cammello. Inizia posizionandoti in ginocchio, con il dorso dei piedi puntato a terra, e distendi le braccia lungo i fianchi, tenendo però i gomiti all’indietro. Espira e porta la testa in avanti. Inspira e portala, invece, all’indietro assieme alle spalle, mantenendo però il corpo ben eretto. Inarcherai la parte superiore del busto, contrarrai i muscoli e guadagnerai flessibilità nella spina dorsale. Ustrasana è una posizione ideale anche se hai bisogno di distendere gli addominali dopo un allenamento molto intenso.

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4) Esercizio: Siediti con le gambe distese in avanti, lievemente divaricate, e mantieni il busto ad angolo retto. Sposta le punte dei piedi verso il soffitto e mantieni le braccia lungo i fianchi, con i palmi appoggiati sul tappetino. Inspira e premi mani e talloni a terra, alzando il bacino per formare una sorta di ponte. Mantieni le braccia tese e contrai i glutei, fletti la testa indietro ed, espirando, torna alla posizione di partenza. Con questo Tibetano attiverai il terzo, il quarto e il quinto chakra.

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5) Esercizio: I 5 Tibetani terminano con una posizione molto piacevole per distendere i muscoli della schiena.Inizia stando a quattro zampe, ma sposta le mani in avanti rispetto alle spalle. Espira e sollevati, assumendo la posizione di una V rovesciata. Dovrai mantenere le piante dei piedi e i palmi delle mani ben saldi a terra, mentre braccia e gambe saranno tese. Inspira e riabbassa il bacino senza toccare terra, espira e sollevalo nuovamente. Con questo Tibetano attiverai tutti i chakra e tonificherai sia gli addominali che gli organi intestinali.

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Iniziando a praticare questi esercizi ogni giorno ti accorgerai presto di sentirti più sciolto, rilassato ed equilibrato. Ben presto i cinque tibetani diventeranno parte integrante delle tue giornate e della tua vita, portando con loro tutti i benefici che ne derivano.

3 – Faccio colazione con Mueslie, Noci, frutta secca e a volte yogurt, the o caffè assumo poi Zoloft 50 mg (per l’umore, perchè gli immunosopressori che prendo per la malattia tengono le difese immunitarie basse e tendono a dare sintomi depressivi) aggiungo la vitamina C perchè il veleno d’ape tende a far sì che il fisico ne consumi di più ed è necessario andare a reintegrarla.

4 – Alle 8,20 mi dirigo a lavoro dove dove arrivo circa verso le 9,00. Lavoro 8-9 ore al giorno in medi, durante la giornata cerco di assumere almeno un cucchiaio di miele e del propoli masticabile o per gocce, se serve mi aiuto anche con l’omeopatia, assumo Arnica Compositum ed Echinacea per evitare l’influenza.

5 –  Almeno due giorni alla settimana cerco di andare a fare 1 lezione di posturale e 1 lezione in piscina. la sera arrivo a casa decisamente stanca!

Terapia Ospedaliera Intrapresa dal 16 ottobre 2019 : Ocrelizumab – Ocrevus

Una nuova terapia contro la sclerosi multipla è disponibile dal 2018 in Italia a carico del Servizio sanitario nazionale. La molecola si chiama Ocrelizumab e ha ricevuto l’approvazione dell’Agenzia italiana del Farmaco, con erogabilità solo in ambito ospedaliero. “E’ una vera rivoluzione copernicana – commenta Giancarlo Comi, direttore di Neurologia all’Ospedale San Raffaele di Milano – è un giorno che resterà nella storia della sclerosi multipla”.

“Importanti benefici nelle fasi precoci della malattia” – In Italia sono circa 118mila le persone affette da sclerosi multipla e ogni anno si registrano 3.400 nuove diagnosi. Colpisce soprattutto giovani tra i 20 e i 40 anni con una frequenza oltre due volte superiore nelle donne. Secondo gli esperti “la molecola è la prima soluzione terapeutica che, coniugando all’elevata efficacia un profilo di sicurezza favorevole, può essere impiegata con importanti benefici fin dalle fasi precoci della patologia”. Ad esempio, “nelle persone con la forma primariamente progressiva Ocrelizumab può ritardare di sette anni l’insorgenza della necessità di impiegare la sedia a rotelle”.

La metodologia di impiego – “Questo farmaco – aggiunge Carlo Pozzilli, direttore del Centro sclerosi multipla dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma – viene somministrato endovena ogni 6 mesi e non prevede analisi di routine. Ha quindi una grande semplicità di impiego: un passo avanti straordinario rispetto agli approcci orali quotidiani e alle infusioni a cadenza mensile attualmente disponibili”.

“Garantire l’accesso al farmaco senza disparità” – La rimborsabilità del farmaco, prosegue Francesco Patti, responsabile del Gruppo di studio Sclerosi multipla della Società Italiana di Neurologia, “è un ulteriore passo in avanti che consentirà a migliaia di persone con sclerosi multipla di beneficiare di questo trattamento innovativo. È imprescindibile, però, che si cerchi di garantire sin da subito e a tutti i pazienti un accesso al farmaco senza disparità tra le varie Regioni”.

Il benessere del nostro microbioma Intestinale

Le scoperte di rapporti tra i microbioti del nostro corpo (quello intestinale, boccale, ecc) e i nostri organi sono talmente rilevanti che si parla di collaborazione nel miglioramento delle nostre difese immunitarie. In effetti, sembra che migliorando in qualità, cioè allargando la presenza della flora batterica naturale, e la quantità del microbiota, vale a dire rinforzandone il numero, si “smorzino” i sintomi infiammatori e perfino si ottimizzano gli atteggiamenti comportamentali nei topi da laboratorio (1). Di recente, un’altra ricerca svolta a livello internazionale  ha dimostrato che quanto è più grande la variabilità del microbiota intestinale, tanto minore è il rischio d’incamminarsi verso una condizione prediabetica. Che il cibo moduli almeno il microbiota intestinale è una bella scoperta; fino a poco tempo fa questa era considerata un’ipotesi fantascientifica

Nel miele e nel polline sono presenti molecole cosiddette “bioattive” che nutrono la nostra flora batterica simbionte (che ci aiutano con la loro presenza) e commensale (che ci usano come luogo sicuro senza arrecarci danni). Del miele è facile intuire che molto è dipeso dall’impiego nell’alimentazione umana da millenni, per cui ci siamo “allevati” nel tempo dei batteri utili. Un po’ com’è avvenuto con lo yogurt e i “lieviti” in generale. Per il polline, forse gioca la sua onnipresenza (aria, vegetali crudi ecc) e la presenza più o meno marcata nel miele. Tra i batteri, quelli agevolati dal miele sono per esempio i Lattobacilli.’

Una recentissima ricerca  in pazienti critici come quelli in Terapia Intensiva e sottoposti a nutrizione enterale (alimentazione artificiale somministrata attraverso una sonda direttamente nell’apparato digerente) dimostra che il miele riduce il rischio delle diarree batteriche, grosso problema ospedaliero, riuscendo con i suoi oligosaccaridi o “fattori bifidogenici” a migliorare il microbiota intestinale e, contemporaneamente, con le sue doti batteriostatiche a limitare i batteri indesiderati.

Per non farci mancare nulla, riconsideriamo la propoli, il polline e la pappa reale; esse hanno evidenziato delle doti che le rendono interessanti e cerchiamo di vederne alcune.

Sono state scoperte alcune molecole bioattive nella propoli (le amirine) con effetti antiossidanti e antinfiammatori, uniti a quelli gastro- ed epatoprotettori. Quelle molecole (in particolare la beta-amirina) sembrano ritornare utili per contrastare il morbo di Parkinson e l’apoptosi cellulare (la morte cellulare programmata o indotta da mutazioni genetiche). In una ricerca cilena, condotta con un prodotto a base di propoli, si sono notati significativi miglioramenti nell’assetto lipidico (con aumento del colesterolo “buono” detto HDL) e dello stato ossidativo cellulare (aumento del glutatione ridotto). Quest’ultimo effetto della propoli sarà indagato più a fondo con successive ricerche perché sembra apportare benefici in pazienti con diabete di tipo due (non insulino-dipendente), che globalmente rappresenta circa il 90% dei casi di diabete.

L’argomento che per me è di maggior interesse è l’efficacia dei prodotti dell’alveare in neurologia, perché essa sembra svolgere, in vari modi, una buona protezione delle cellule del sistema nervoso. La propoli ha evidenziato un miglioramento dell’efficacia delle sinapsi neuronali (i punti in cui le cellule nervose si scambiano le informazioni chimico-elettriche). Forse è questa la chiave di lettura delle osservazioni positive nell’impiego della propoli nell’Alzheimer, giacché l’azione avverrebbe a livello di stimolazione genica, riportati con dovizia di particolari nel lavoro prima citato.

La pappa reale con i suoi acidi grassi svolge azioni antiossidative potenzialmente interessanti come per la propoli. Le ricerche attuali sembrano indicare la capacità, determinata dalle tante molecole bioattive contenute nella pappa reale, di rimuovere i radicali liberi. In pratica non ci sarebbe un’unica molecola bioattiva ma tutte quelle presenti nella pappa reale orchestrano una risposta ampia e poderosa. In soggetti diabetici (diabete di tipo 2) l’impiego della pappa reale (dosaggio indicato nel lavoro 1000mg/al giorno) contribuiva a ridurre, dopo otto settimane, la glicemia a digiuno e altri parametri clinici, tra questi l’emoglobina glicosilata; nel contempo, i ricercatori osservavano, il rialzo della secrezione d’insulina.

Giusto per segnalare un argomento legato alla menopausa (vampate di calore, difficoltà a riposare la notte, dolori durante i rapporti sessuali) o indotti da terapie antiormonali, sembra che il polline insieme al miele riescano ad alleviare queste problematiche. Ricordiamo che il polline ha anche azioni interessanti sull’uomo potendo migliorare le condizioni di prostatiti croniche benigne (con un supporto delle vitamine del gruppo B) e, come riportato da ricercatori pachistani, sul numero degli spermatozo.

Quindi una dieta di verdure e frutta fresca, se possibile bio, del buon miele e del polline fresco. Potrebbe essere un’interessante sinergia di rimedi naturali!

Dal Libro Zero Limits, Rif. in bibliografia