28 Io Pungo

18 novembre 2019

La sveglia è suonata alle 7,00! era lunedì e io mi trovavo per la prima volta dopo tanto tempo di nuovo sola, lontana dai miei familiari, dagli amici e dal mio ragazzo!

Quella mattina mi sentivo davvero come fosse il primo giorno di scuola, non quello di ritorno dalle vacanze ma proprio come il primo giorno, ve lo ricordate? Eravamo ignari di quello che ci attendeva…e nello stesso tempo un po’ su di giri! In quei primi giorni avrei dovuto capire come organizzare il mio tran tran quotidiano!! Dovevo riuscire a fare tutte le attività che facevo a Torino ma questa volta senza l’aiuto di nessuno! Avevo davanti di nuovo una bella sfida…

Il primo grande dubbio esistenziale erano le Api!!! Riuscirò a pungermi da sola?

Oddio è vero che ormai avevo molta più esperienza nel prenderle o spostarle da un barattolo all’altro ma è anche vero che avevo avuto fino ad ora la fortuna di avere un grande aiuto da parte dei miei e di Ale!!! Devo dire che mi hanno sostenuta in questa scelta e mi sono stati accanto, mi hanno supportato, non si sono opposti come altri avrebbero fatto!! Se ci si pensa con attenzione ci si accorge che il contesto familiare si rivela un fattore collaterale di riuscita o fallimento molto importante. Se il paziente si sente spalleggiato, accudito e sostenuto dal proprio intorno, la terapia si insedierà in un terreno nettamente più favorevole alla riuscita. Al contrario se la famiglia è in disaccordo con la scelta del malato e con il principio terapeutico, marginalizzerà la cura, allora il paziente faticherà a migliorare!

Oggi posso dire con certezza che la miglior cura è quella in cui il paziente diventa il soggetto delle proprie scelte che siano esse sperimentali o tradizionali. L’utilizzo del veleno d’api per lottare contro le malattie autoimmuni è estremamente lungo, ci vogliono almeno due anni per la stabilizzazione del paziente, inoltre è doloroso e, si va a sommare a un’emotività resa più fragile dagli anni trascorsi nella sofferenza. Questo significa avere una forza di volontà di ferro, una grandissima determinazione e soprattutto apertura mentale che grazie al cielo è una delle mie caratteristiche! Un altro elemento fondamentale è la convinzione che la terapia scelta sia in accordo con quanto sentiamo giusto per noi! Mi è capitato sovente con la terapia precedente di mandare giù la pastiglia e avere paura che non mi stesse facendo bene, avevo come l’impressione di avvelenarmi lentamente; ho imparato sulla mia pelle che accogliere un trattamento significa agire insieme ad esso, offrirsi una garanzia di riuscita supplementare. Sto intraprendendo un percorso di guarigione in cui sono attiva partecipante e non mero osservatore, sto cercando di imparare a sentire il mio corpo per stare meglio.

Quel lunedì ero da sola davanti a solito barattolo stracolmo di Api e mentre lo guardavo incerta prendevo pinza, foglio e penna! Prima di cominciare a torturarmi segno i punti su uno schema preparato ad ok per avere traccia del percorso che sto facendo

Lo so….lo so cosa state pensando:

“Questa è matta!!!”

Però non lo sono, come vi dicevo sono scelte che ognuno di noi è libero di fare e perseguire…

Per pungere si segue la regola dei punti dell’Agopuntura, e non è assolutamente una scelta banale, cioè, non si può fare a caso del tipo:

ahhhhh adesso mi sparo due o tre api nelle chiappe e via!! Aposto! Mi piacerebbe dirvi che è più senplice ma non è cosi….Scegliere i punti significa sentire il proprio corpo e comprendere il proprio stato energetico così come ci insegna la medicina orientale. Le Api vanno utilizzate in punti precisi, si dice, che esse stesse siano in grado di vedere dove il nostro corpo è debole ed è proprio li che pungeranno!

Ho segnato i punti di quella mattina facendo scorrere la mano destra lungo il braccio sinistro, poi ho pressionato la piega trasversale del gomito, esattamente lì sentivo più fastidio del solito così l’ho segnato insieme al suo simmettrico, poi, dall’ombelico sono salita quattro dita e ho schiacciato, mi faceva malissimo infatti  avevo il reflusso così ho segnato anche quello, infine ho fatto scorrere le dita sulla pancia segnando i due punti simmetrici rispetto al punto cv3 ed ero finalmente pronta! Prima di cominciare non so perché immagino sempre il peggio: Api a piede libero nella stanza e io che le rincorro dusperata per pregarle di pungermi e queste che non ne vogliono sapere e mi guardano indifferenti dal lampadario! Cose del genere….

Ok, adesso basta, devo sollevare la calza che chiude il barattolo!! Con un gesto veloce posiziono le dita come mi ha insegnato Stefy in modo da assicurarmi una facile apertura e chiusura, prendo la prima con l’aiuto della pinza, ma sta maledetta scappa!!! Ecco lo sapevo!!! La guardo ronzare per la stanza seguendola con lo sguardo fino a quando non si posa sul vetro della finestra della cucina e poi zac! Presa!!! La sposto furtivamente sul braccio sinistro fino a sfiorarmi, ecco ha punto!!! Ce l’ho fatta, una è andata!!! Sofferenza accettabile…parto con la seconda, la prendo subito e tac, braccio destro fatto… apro la finestra e le lascio andare… ora mi tocca la più dura di tutte posizionata quattro dita sopra l’ombelico! Prendo l’ape la avvicino, ma non vuole pungere, che odio quando è così, possono passare parecchi minuti, poi ad un tratto mentre ormai ero rassegnata che non mi avrebbe punta ecco che tac!!! Che doloreee!! Ho mollato la pinza sul top della cucina e ho lasciato l’Ape volare per la casa, avevo talmente male che mi sono quasi piegata in due, sentivo come una scossa salire su per lo stomaco, che doloreee! Preferisco quando me lo fa Ale o mio padre e vi assicuro che se ne sono sentite tirare dietro di tutti i colori! Avevo talmente male che ho deciso di chiudere gli Hunger Games per quel giorno e rinunciare alle ultime due! Dopo qualche minuto finalmente sembrava scemare il dolore, mi sentivo adrenalinica e piena di energie, prendevo propoli, miele, pappa reale e mi sparavo gli esercizi yoga per favorire la circolazione del sangue, poi colazione!!! Cxxxooooo, erano le 8,40!!!!Ma com’era possibile, mi ero svegliata alle 7,00! Non potevo arrivare tardi al mio primo giorno di lavoro!!!! Madoooo, corri in macchina, freddo e poi non poteva mancare la tipica nebbia di cui tanto avevo sentito parlare!!! Sarò andata ai 30KMH se va bene!!! Menomale che l’ufficio si trova a soli 10 minuti da Crevalcore perché se no non sarei mai arrivata…. alle 9,00 ero dentro! ma devo dire che non ero per nulla l’ultima!! Mancava circa mezzo ufficio stile!!!

Il Badge non mi funzionava ancora e così mi aveva dovuto aprire la Roby, lei si occupa di dare supporto a M, il boss nel coordinamento delle attività. L’ufficio stile si trova all’interno di un capannone industriale a doppia altezza in particolare al piano ammezzato. Una bella scala metallica costruita a fianco di una parete vetrata sale a chiocciola fino all’ingresso. Non mi ricordo chi mi ha aperto quel giorno, forse Gio’ o forse Fabio, proprio non ricordo…Gio è un ragazzo che ha lavorato per un po’ su a Torino con me e Ale mentre, Fabio, lo avevo conosciuto quando amcora lavorava per un’altra azienda!! Menomale che non ero sola solissima ho pensato…!!! Sono all’incirca diventata la loro ombra!!

La sala non è grandissima però mi ha subito dato senso di comfort, al fondo c’è una piccola cucina con un grande tavolo dove noi designer amiamo trovarci per un caffè o eventualmente per un compleanno da festeggiare tra colleghi, l’ambiente è piuttosto familiare anche se le persone che ci sono dentro vengono da ogni parte del mondo!! La giornata è stata piacevole e a parte i soliti problemi di connessione e programmi da istallare tutto è filato liscio…. e sono tornata a casa distrutta ma soddisfatta…

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