06 marzo 2020
In un libro acquistato nel 2009 da una mia conoscente, pubblicato nel 2004, Silvia Browne, una nota veggente americana scriveva Prophecy, che cosa ci riserva il futuro, dove in particolare a pagina 220 del suo libro rivelava questa notizia sconcertante:
“Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti in gomma a causa di una epidemia di una grave malattia simile a una polmonite che attaccherà sia i polmoni che i canali bronchiali e che sarà refrattaria a ogni tipo di cura. Tale patologia sarà particolarmente sconcertante perché dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e cura”.
Questa breve introduzione per dirvi che Ieri mi sono svegliata con dei fortissimi dolori alla schiena, più del solito, oltre ad una terribile nausea e mani con riacutizzazione delle parestesie, ho passato la mia giornata in affanno, mentre i miei colleghi tossicchiavano e starnutivano… e poi quando finalmente sono scappata da quello che a tutti gli effetti sembrava un lebbrosario sono arrivata a casa e ho acceso la TV, dove come sempre ci sono belle notizie, ho sgranato gli occhi, ero sbigottita nel vedere che i numeri di contagiati continuavano a salire al posto di stabilizzarsi, sentivo come un nodo di cravatta alla gola, era arrivato il momento di fare un altra importante scelta per il mio futuro prossimo, io immunodepressa che cosa volevo fare di fronte al Covid19?
Continuare a combattere in prima linea oppure passare a lavorare nelle retrovie dove comunque c’è da fare ma si rischia un po’ meno?
Così ho scritto all’ospedale:
Buona sera dottore, sono de Silva, come sta?
La contatto perché la mia azienda ha riscontrato presso una delle sue sedi un caso di Covid19 e per questo ha chiuso per una settimana in linea del tutto precauzionale. Fortunatamente io ero in distacco a Modena quando è successo. La scorsa settimana sono stata in Smart Working e questa settimana sono tornata a lavorare normalmente, anche se non sono pochi i colleghi con sintomi influenzali. Nella mia situazione come mi consiglia di procedere? L’infusione di aprile verrà posticipata? Ho bisogno di un suo parere per poterlo condividere con i miei responsabili e chiedere di poter fare smart working se lei ritiene che sia indispensabile che io resti isolata. La ringrazio, Le auguro un buon fine settimana.
La sua risposta è arrivata nell’immediato:
Al momento non abbiamo molte informazioni sul ruolo del virus in pazienti in terapia per SM, non possiamo però escludere che ci siano maggiori rischi rispetto alla popolazione generale. Per quanto riguarda l’infusione non sappiamo ancora, probabilmente verrà rimandata, vista la stazionarietà radiologica e clinica. Per quanto riguarda lo smart working lo consigliamo finchè la situazione non si sarà calmata, consigliamo inoltre un regime di vita estremamente prudenziale, rimanere in casa limitando gli spostamenti, evitare luoghi affollati e seguire le norme di salute pubblica rilasciate dalle istituzioni.
Così, dopo una settimana di lavoro in sede, ho preso la decisione di avvisare i miei colleghi del mio stato di salute ed informare non solo il mio responsabile diretto ma i responsabili per ogni attività dell’Ufficio Stile. Era giusto farlo, dovevo farlo per causa di forza maggiore. Pian piano l’ho detto a tutti e ho allertato la coordinatrice in modo tale che a sua volta mi aiutasse a procedere a fare le giuste richieste per attivare il lavoro da casa. Ho visto nei suoi occhi uno sconvolgimento emotivo non indifferente, sapeva molto bene di cosa stavo parlando, perché una sua cara amica purtroppo ne è affetta.
Sono a Sant’Agata da relativamente poco tempo e da un punto di vista emotivo-lavorativo non mi è stato facile mettere al corrente tutti della mia condizione affinché mi aiutassero a richiedere gli strumenti corretti per lavorare in Smart. Ovviamente erano mie pippe mentali perché loro si sono dimostrati molto comprensivi nei miei confronti e nel giro di una giornata siamo riusciti a chiudere le pratiche aperte per fare in modo da non avere problemi di comunicazione una volta fuori azienda. Morale mi sono piazzata dagli IT per circa un oretta perchè non funzionava un XXXXX !! 🙂
Come vi dicevo i miei colleghi vengono a lavorare con tanto di tosse, raffreddore, bronchite e chi più ne ha più ne metta, forse credono sia un gioco, si sfidano a chi resiste di più sul campo di battaglia, ma questo non è affatto un gioco, non gli è chiaro che non è un inverno come gli altri? Pensano ancora si tratti di un’influenza? Pensano che essere sempre presenti fisicamente salverà le sorti dell’azienda e del mondo!?
Beh ragazzi il mondo si salva benissimo da solo, anzi forse si sta salvando da noi, non vedete come da quando non siamo più in circolazione l’aria sia migliorata? il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto. Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?
Io dal 2015 ho smesso di darli per scontati, perché come ogni cosa solo quando smetti di sentire ti rendi davvero conto dell’importanza che ha nella vita.. Mi sono ritrovata senza sentire più le piante dei piedi, ad ogni passo sprofondavo all’inferno, mi sono ritrovata senza vedere da un occhio e ad ogni passo era uno scontro con qualcosa o qualcuno, mi sono trovata senza l’uso delle mani e a non poter più disegnare, scrivere, truccarmi, fare il caffè, mi sono ritrovata ipersensibile e con sensibilità alterata e questo mi fa sussultare quando qualcuno mi sfiora. Avrei voluto capirlo tanto tempo fa cosa significano questi gesti ma purtroppo ogni cosa ha il suo tempo e oggi vivo con una consapevolezza diversa e dunque chiedo anche a voi di averla nei confronti di voi stessi e degli altri.
Oggi una mia cara amica ha condiviso questa bellissima riflessione dello psicologo Morelli che vorrei condividere con voi:
“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte. Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…
In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class. In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop.Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene? In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia. In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto. Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato? In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro. Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci. Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.” (Cit. F. MORELLI)
Per il resto, alla domanda dove pensate che abbia messo le mie care compagne di viaggio, le Api? Beh in questo momento sono qui con me, ho imparato a pungermi da sola, sembro una contorsionista alle volte, ma ogni mattina mi sveglio regolarmente alle 6,45, mi pungo con 6 api, faccio i miei esercizi Yoga, colazione e alle 9,00 sono in ufficio. Una volta al mese incontro l’apiterapeuta di Madrid su Skype e facciamo una seduta di un ora circa dove abbiamo modo di concentraci sul mio stato attuale con relativi miglioramenti o peggioramenti e scegliere i punti in base alla teoria dei meridiani di Agopuntura. Rivediamo poi quali prodotti dell’alveare prendere o sospendere ed infine ci concentriamo sul mio stato psicologico, portiamo avanti questo lavoro da Ottobre e ogni giorno compilo una scheda che ho creato per inviargli i punti che ho scelto e delle motivazioni
Questa sera posso dirvi che la mia preoccupazione è quella di rimanere sola, isolata a lavorare a casa, sono un animale sociale e l’ho imparato stando in solitudine quando ancora pensavo mi piacesse vivere da sola; al momento sto cercando di capire cosa fare, avrei voluto partire oggi, ma non sto bene e ho rimandato a domani…..
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